Undici anni di attività, cinque soci uniti da un legame di amicizia, un istituto di vigilanza in continua crescita. L’ultima puntata di Industriando ha aperto i cancelli di Metronotte Vigilanza, che dalla sua sede piacentina, in Strada Caorsana, lavora tutti i giorni per la sicurezza dei propri clienti. Metronotte è una realtà relativamente giovane, nata nel 2011 dalla visione di cinque soci fondatori, protagonista di un percorso di crescita che l’ha portata nel 2022 ad avere circa 460 dipendenti espandendosi anche sui territori di Parma, Lodi, Pavia e Cremona.
«Eravamo cinque amici che volevano mettere al centro del progetto un servizio su misura del cliente, a differenza della standardizzazione sulla quale avevano deciso di puntare i grandi gruppi», ricorda il presidente Pietro Ercini. «I primi giorni sono stati frenetici. Noi soci ci occupavamo un po’ di tutto. Rilevammo l’attività che fatturava 500mila euro, in un anno triplicammo».
Uno sviluppo che ha superato le stesse aspettative dei soci: «Eravamo partiti con l’idea di essere l’istituto di vigilanza piacentino per eccellenza, poi però le cose cambiano», ricorda il responsabile amministrazione e finanza Giovanni Maini. «Ci siamo lanciati in nuove avventure in altre province, in un certo senso abbiamo replicato i primi tempi, quando eravamo più incoscienti e sempre presi dagli avvenimenti quotidiani. Ci vuole tanto impegno, in cambio però abbiamo grandi soddisfazioni».
Metronotte continua ad avere ambiziose prospettive di crescita nei prossimi anni, con continui inserimenti all’interno della squadra: «Nell’ufficio delle risorse umane siamo in cinque, un numero necessario per occuparsi dei nostri 460 dipendenti», le parole del responsabile risorse umane Gianluigi Tedesco. «Assumiamo tanti ragazzi anche da fuori provincia, cerchiamo di aiutarli trovando loro un alloggio e ascoltiamo i bisogni dei nostri collaboratori. Sono tutte figure preziose, il lavoro della guardia giurata richiede una forte predisposizione».
Come spiega il direttore commerciale Massimiliano Bengalli: «La forza della nostra squadra sta nello spirito che si respira tutti i giorni in azienda. Certo ci sono stati anche momenti di difficoltà, ma li abbiamo sempre superati insieme. Ci diciamo sempre: “ci sarà un istituto di vigilanza migliore d’Italia, e allora perché non possiamo esserlo noi?”».
Alla luce di queste innovazioni ed evoluzioni nell’ambito della sicurezza privata, potrà mai esistere un mondo totalmente al sicuro? «No, sarebbe utopia. Facciamo un paragone con l’informatica: il massimo sarebbe avere un computer senza prese e scollegato dalla rete. Sarebbe sicuro, ma verrebbe meno il suo scopo», spiega il titolare di licenza Giampaolo Zilocchi. «Allo stesso modo bisognerebbe prendere una persona e collocarla in un posto chiuso e protetto, ma non sarebbe vita. Il nostro compito è declinare la sicurezza ogni volta in funzione dell’obiettivo. Vi assicuro che dietro c’è un lavoro molto più elaborato di quanto si possa pensare».